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Flora Santorelli, archivista, ricercatrice storica, consulente di processi documentali e conservazione digitale e Francesca Giurato, Underwriting Manager Art & Specie, AXA XL

Le restrizioni legate alla pandemia covid-19 hanno duramente colpito anche il mondo dell’arte, costringendo gli operatori del mondo della cultura e le istituzioni pubbliche e private a studiare nuove modalità di fruizione. Realtà aumentata, percorsi virtuali e digitalizzazione sono e saranno gli strumenti del futuro per mantenere vivo il dialogo con il mondo dell’arte. In questa intervista, abbiamo voluto soffermarci in particolare proprio sul tema della digitalizzazione di un bene culturale con l’aiuto di Flora Santorelli, archivista, ricercatrice storica, consulente di processi documentali e conservazione digitale e di Francesca Giurato, Underwriting Manager Art & Specie, AXA XL.

Che cosa si intende per digitalizzazione di un bene culturale?

Flora Santorelli: La digitalizzazione è un’operazione che consente di rappresentare un “oggetto” culturale in modalità digitale. Rispetto all’originale la versione digitale ha una sua autonomia, ne è una sorta di alter ego [digital double] che può arricchirsi di altre informazioni.

Digitalizzare non vuol dire solo trasformare lo “stato” dell’oggetto, da analogico a digitale: attraverso un sistema di informazioni (metadati) significa identificare, reperire e gestire non solo gli items digitali ma anche le loro relazioni. Si tratta di un’operazione complessa che richiede professionalità e competenze specifiche, a seconda della tipologia di bene e delle finalità che guidano il processo di digitalizzazione.

Inoltre la digitalizzazione implica un ripensamento delle modalità di accesso al bene culturale/artistico: rende infatti possibili nuove modalità di fruizione, come per esempio utilizzo di parti delle immagini, diffusione tramite portali e piattaforme, arricchimento dell’esperienza on site (videowall, augmented reality, touchscreen). Digitalizzare dà la possibilità di “varcare i confini” delle collezioni stesse collegando gli oggetti ad altre collezioni dello stesso periodo, dello stesso tema o di genere analogo: in sostanza, digitalizzare vuol dire anzitutto valorizzare.

Infine, sottolineo che digitalizzare richiede una diversa modalità di conservazione: i depositi degli oggetti diventano aree di Digital preservation che garantiscono l’accessibilità, l’utilizzabilità, l’autenticità e la reperibilità degli oggetti digitali e delle loro aggregazioni con i metadati a essi associati.

Dal punto di vista di noi assicuratori, la digitalizzazione consente anche di accelerare le interazioni con i vari operatori coinvolti e con l’intermediario stesso.

Quali sono i vantaggi della digitalizzazione?

Flora Santorelli: Come ho già lasciato intendere parlando di valorizzazione, la digitalizzazione ha tra l’altro il vantaggio di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, in qualsiasi momento. Nel periodo storico che stiamo vivendo (ma non solo), questo aspetto di fruizione è di una rilevanza estrema: persone fisicamente lontane potranno consultare a distanza o fare una valutazione d’interesse anche in caso di chiusura degli istituti di conservazione o esposizione. Soprattutto per noi curatori, rappresenta una modalità semplice ed efficace per studiare e confrontarsi con colleghi di altre istituzioni, analizzare i dettagli, comparare gli oggetti, assicurare continuità alla ricerca.

Non ultimo, digitalizzare significa anche ridurre i rischi per il patrimonio.

Il materiale digitalizzato si conserva in condizioni e ambienti idonei e tendenzialmente non si preleva più. Lo si sottrae alla manipolazione, alla consultazione, all’esposizione di rischi di deterioramento, danneggiamento, furto. Un vantaggio non trascurabile.

Anche dal punto di vista assicurativo, la digitalizzazione riveste al giorno d’oggi una funzione centrale. Abbiamo chiesto a Francesca Giurato, di descriverci quali sono i vantaggi.

Francesca Giorato: Nell’ambito del collezionismo di oggetti d’arte, la digitalizzazione consente la più appropriata modalità di catalogazione ed archiviazione delle opere d’arte. La corretta catalogazione di un bene artistico - vale a dire la creazione di una sua “carta d’identità” che, in genere, si compone della documentazione fotografica dell’oggetto (e delle sue parti significative) e dalla documentazione descrittiva delle sue caratteristiche specifiche - è il punto di partenza imprescindibile quando ci riferiamo ad un collezionismo serio e attento. La digitalizzazione permette inoltre di snellire e agevolare tutte le operazioni che implicano l’identificazione del bene, come per esempio in caso di prestito di opere d’arte e/o movimentazione e come documentazione di supporto o aggiornamento alla redazione di un condition report.

Dal punto di vista di noi assicuratori, la digitalizzazione consente anche di accelerare le interazioni con i vari operatori coinvolti e con l’intermediario stesso e, di conseguenza, di garantire tempi di risposta rapidi al cliente per esempio in fase di quotazione, denuncia di sinistro o aggiornamento del premio di polizza. In sintesi, la digitalizzazione è la forma migliore di conservazione del bene dal punto di vista archivistico e documentario e, a differenza della tradizionale documentazione su supporto cartaceo, è meno soggetta al deterioramento, altro elemento importante da tenere in considerazione.

Infine, non va dimenticata l’utilità della digitalizzazione nella gestione dell’opera d’arte, come in caso di compravendita, di denuncia di furto o smarrimento del bene alle autorità preposte (possedere una adeguata documentazione descrittiva e fotografica è necessario per riappropriarsi e dimostrare la proprietà del bene), di necessità di verifica da parte di un Archivio/Fondazione.

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